Codex Due contrappunti dall’Arte della Fuga di J. S. Bach per orchestra da camera |
Organico: | 2 clarinetti, 2 trombe, 2 corni, 2 tromboni, tuba tenore, 2 percussioni (2 vibrafoni, 2 marimbe), 2 violini, viola, violoncello | |
Anno di composizione: | 1999 | |
(c): | Suvini Zerboni 1999 | |
Numero di catalogo: | 11564 (partitura in vendita)
11565 (materiale a noleggio) |
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Commissioni: | Festival Milano Musica | |
Prima esecuzione: | Milano, Milano Musica, 4.10.1999
I Solisti di Milano Musica, dir. P. A. Valade |
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Durata: | 7' | |
Codex ha un grande significato nel catalogo di Ivan Fedele. Rappresenta infatti un segnale esplicito e inequivocabile di attenzione verso la scrittura contrappuntistica rigorosa. E dunque il preannuncio di quello che negli anni successivi diventerà uno dei nuclei della sua musica. In tal senso nulla poteva risultare più efficace che attingere alla fonte suprema di tale linguaggio: Die Kunste der Fuge di Johann Sebastian Bach. Dal manifesto dell'ars subtilior Fedele estrae due Canoni (precisamente quello "all'Ottava" e quello "alla Decima - Contrapunto alla Terza") e opera una riscrittura che non va nel senso di una trascrizione, né di una trasformazione. Il suo lavoro si pone piuttosto tre obiettivi: cogliere all'interno di ciascuna singola parte i momenti di polifonia virtuale (linee sottintese) e renderli manifesti nell'orchestrazione; associare a un timbro proto-barocco, come quello degli ottoni, il timbro moderno delle percussioni (il primo canone utilizza 2 marimbe, il secondo 2 vibrafoni); sottolineare la sintassi contrappuntistica nello spazio.
Quest'ultimo aspetto tocca, come sappiamo, un punto cruciale della sensibilità estetica di Fedele. Dalla sovrapposizione di due semplici, seppur articolati, profili in canone e dunque da una natura bidimensionale dell'oggetto musicale, si passa a una partitura di natura tridimensionale, proiettata nello spazio attraverso molteplici processi di inspessimento o coloratura timbrica. La dimensione spaziale è enfatizzata ulteriormente dal fatto che il quartetto d'archi, che agisce in eco, è collocato alle spalle del pubblico.
Il testo originale bachiano viene mantenuto integralmente, ma la sua lettura è diversa. Secondo le parole dell'autore «più come una scultura che come un disegno». È un modo originale di guardare un oggetto artistico, ma soprattutto la possibilità di vivere una relazione creativa con una musica così lontana da noi. L'occhio contemporaneo di Fedele coglie alcune relazioni sintattiche già presenti nel testo e le evidenzia costruendo una mappa peculiare, che la collocazione specifica dei gruppi strumentali ci restituisce in modo tangibile attraverso il privilegio del timbro e di una esemplare drammatizzazione dello spazio.
a cura di Claudio Proietti
Codex holds a highly significant place in Ivan Fedele's output. It represents a clear and undeniable sign of his attention towards rigorous contrapuntal writing. It therefore preannounces what, in the following years, was to become one of the focal points of his music. And there was no more effective way of approaching this field than by making reference to the supreme source of such language: The Art of Fugue by Johann Sebastian Bach. From this manifesto of the ars subtilior Fedele extracts two Canons ("at the Octave" and "at the Tenth - Counterpoint at the Third") and carries out a re-writing that cannot be seen as a transcription, nor as a transformation. His work sets out to achieve three objectives: to capture within each single part the moments of virtual polyphony (the implicit lines) and render them explicit in the orchestration; to combine a proto-baroque timbre, such as that of the brass, with the modern timbre of the percussion (the first canon uses 2 marimbas, the second 2 vibraphones); to highlight the contrapuntal syntax in space.
The latter aspect touches, as we know, a crucial point in Fedele's aesthetics. From the superimposition of two simple, though intricate, musical lines in a canon and thus in a two-dimensional perspective, we pass to a score that is three-dimensional, being projected into space through multiple processes of thickening or timbral colouring. The spatial dimension is further emphasized by the fact that the string quartet, which plays in echo, is placed behind the audience.
Bach's original text is maintained integrally, but is interpreted differently. In the words of the composer, it is "more like a sculpture than a drawing". It is an original way of viewing a work of art, but above all offers the possibility to undergo a creative relationship with a type of music that is so far from us. Fedele's contemporary eye catches certain syntactic relations implicit in the text and highlights them by constructing a peculiar map, which the specific positioning of the groups of instruments confers to us in a tangible form through the careful choice of timbre and an exemplary dramatization of space.
by Claudio Proietti