Allegoria dell'Indaco per undici esecutori |
Organico: | (Fl. - 2 Cl. - Perc. [Crot., Vibr., Ps., 3 G., Tt., Cp.] - Ar. - Pf. - 2 V. - Va. - Vc. - Cb.) | |
Anno di composizione: | 1988 | |
(c): | Suvini Zerboni 1988 | |
Numero di catalogo: | 9875 (partitura in vendita o disponibile con il materiale a noleggio e in visione)
9876 (materiale a noleggio) |
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Commissioni: | Rassegna Spazionovecento, Cremona | |
Prima esecuzione: | Cremona, Spazionovecento, 12.11.1988
Gruppo Musica Insieme |
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Durata: | 12' | |
Ecco un altro brano molto significativo nel percorso di Fedele verso l'identificazione di un modello di scrittura cameristica capace di espandersi in maniera complessa nello spazio e nel tempo attraverso relazioni timbriche e figurali. Allegoria dell'indaco utilizza un organico nettamente diviso in tre sezioni: i fiati, gli archi e il gruppo pianoforte-arpa-percussioni. Proprio queste ultime, peraltro affidate a un solo esecutore, raggiungono qui, per la prima volta, una ricchezza d'articolazione inusitata in ambito cameristico (si ponga attenzione allo schieramento di strumenti impiegati) che tuttavia appare necessaria non tanto per meri effetti timbrici, quanto per individuare ed esaltare le potenzialità di relazione fra i diversi elementi dell'arco formale.
Come già Chord e Chiari, anche Allegoria dell'indaco inanella, senza soluzione di continuità, parti distinte. La struttura della prima (Lontano e un poco inquieto) trae origine dalla sovrapposizione di fasce di suoni tenuti (fiati), secchi impulsi (archi) e disegni scattanti (pianoforte), per arrivare progressivamente a un sostanziale addensamento della scrittura. Nella seconda parte (Profondo) si sovrappongono, in un fortissimo costante, intenzioni melodiche (flauto, clarinetto e pianoforte), una fascia vibrante di tremoli (archi), un minaccioso e incalzante bordone (clarinetto basso e contrabbasso), ficcanti accensioni (vibrafono e arpa). Quando la tensione febbrile sfuma si scivola nella terza parte (Quasi un notturno) che si nutre di silenzi, di trasparenti suoni armonici e vibrazioni misteriose, di piccoli slittamenti quasi inafferrabili.
La versione per orchestra da camera propone un incremento dello spessore di scrittura per gli archi, qui moltiplicati rispetto al quintetto originario.
a cura di Claudio Proietti
This is another very significant work in Fedele's stylistic evolution towards the identification of a model of chamber writing able to undergo a complex expansion in space and time through timbral and figural relations. In Allegoria dell'indaco the instruments are clearly divided into three sections: the wind, the strings and the group piano-harp-percussion. And it is precisely the percussion instruments, entrusted to just one player, that here achieve, for the first time, a wealth of variety quite uncommon in chamber writing (particular attention is given to the lay-out of the instruments used) which however appears to be exploited not so much for mere timbral effects, but rather to identify and exalt the potential relations between the different elements of the formal arc.
As in Chord and Chiari, also Allegoria dell'indaco links together, without interruption, various distinct parts. The structure of the first part ("Lontano e un poco inquieto") derives from the superposition of bands of held notes (wind), dry impulses (strings) and fleeting patterns (piano), gradually arriving at a substantial thickening of the texture. The second part ("Profondo") is constructed on the overlapping, in constant fortissimo, of hints of melody (flute, clarinet and piano), a vibrant band of tremolos (strings), a threatening and urgent bourdon (bass clarinet and double bass), and sharp waves (vibraphone and harp). As the feverish tension eventually dissipates we slip into the third part ("Quasi un notturno") which is characterized by silences, transparent harmonics and mysterious vibrations, and brief almost imperceptible shifts.
In the version for chamber orchestra the string texture is thickened thanks to the greater number of instruments compared to the original quintet.
by Claudio Proietti