E il mio terzo lavoro per coro da camera a 32 voci dopo Odós e lo Stabat Mater. La composizione si ispira alla concetto di cristallo di tempo del filosofo francese Gilles Deleuze. Ognuna delle parti in cui si articola il lavoro sviluppa una diverso percorso formale attraverso la quale il suono si cristallizza nel tempo in una dimensione percettiva non più narrativa ma "contemplativa". Questa visione estetica prende spunto dallanalisi teoretica che Deleuze fa nel suo libro sul cinema "Immagine-tempo" in cui il filosofo non considera più il frame come una parte del tutto, bensì come lessenza del tutto. In musica questo si traduce in un ribaltamento di ruoli. Non sono più il suono e le figure che contribuiscono alla narrazione, ma sono essi stessi che si rivelano allascoltatore, narrandosi. E il suono che ci racconta della sua costituzione e della sua natura in una dimensione analitica. E come se entrassimo nel suono con un microscopio e ne scoprissimo la più intima natura in un viaggio che - di per sé - ci racconta della sua forma nonché della sua essenza.
Ivan Fedele