Dioscuri per due violoncelli e orchestra |
Organico: | (2.2.2.2. - 2.2.2.0. - A.: 8.6.4.4.2.) | |
Anno di composizione: | 1997 | |
(c): | Suvini Zerboni 1997 | |
Numero di catalogo: | 11325 (partitura in vendita o disponibile con il materiale a noleggio e in visione)
11326 (materiale a noleggio) |
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Commissioni: | Rencontres de violoncelles de Beauvais 1998 | |
Prima esecuzione: | Beauvais, Théâtre, 6.5.1998
vc. I. Chuat, J. Bernaert, Orchestre de Picardie, dir. P. Rophé |
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Durata: | 22' | |
Ancora una tappa nella ricerca, fuori dagli stereotipi, degli archetipi sottesi alla dialettica della relazione solo-tutti; ancora una costruzione affidata, piuttosto che al principio imitativo classico costituito dalla sequenza proposta risposta, al principio di risonanza intesa in tutte le sue accezioni come un'estensione eutrofica della dimensione dialettica della semplice eco. Le nozioni di ridondanza e di direzionalità allargano le prospettive formali secondo una proliferazione di tipo frattale, la quale, pur mantenendo l'identità delle cellule germinative, s'espande libera da qualsiasi costrizione della simmetria. Tocca poi alla memoria il compito di ricreare gli archi formali di una traccia che, nel tempo, diviene narrazione.
Il mito di Castore e Polluce, inseparabili Dioscuri, è la metafora della relazione primaria che lega i due solisti di questo concerto. Essi suonano quasi sempre in parallelo, essendo l'uno 'armonizzatore' dell'altro. È così che il profilo diviene traccia, il disegno si plasma come bassorilievo, i due violoncelli si trasformano in un iper-violoncello. I momenti dialoganti sono rari e limitati alle parti lente dove ciascuno strumento fa da risuonatore all'altro, in guisa di un 'violoncello d'amore' virtuale.
Dioscuri è un'elaborazione del Concerto per violoncello e orchestra dell'anno precedente, molto rigorosa rispetto all'originale e basata su due procedimenti opposti, entrambi attuati sia in senso morfologico che spaziale: l'ingrandimento della parte solistica e la riduzione di quella orchestrale.
Si veda anche Imaginary depth (1997).
a cura di Claudio Proietti
Yet another step in the direction moving away from the stereotypes, the archetypes underlying the dialectics of the relation between solo and tutti. And yet another structure built not on the classical imitative principle of statement-reply, but rather on the principle of resonance taken in its broadest sense as an eutrophic extension of the dialectic dimension of the simple echo. The notions of redundancy and directionality widen the formal perspectives through a proliferation of a fractal type, which, while maintaining the identity of the germinative cells, is able to expand freely without any constrictions of symmetry. It is up to the memory, then, to tackle the task of piecing together the formal arcs of an outline that, over time, becomes a narration.
The myth of Castor and Pollux, inseparable Dioscuri, is the metaphor for a primary relation that binds the two soloists of this concerto. They almost always play in parallel, the one being the 'harmonizer' of the other. The profile thus becomes a trace, the outline takes shape like a bas-relief, and the two 'cellos are transformed into a hyper-cello. Moments of dialogue are rare and are limited to the slower parts where each instrument acts as a resonator of the other, in the guise of a virtual 'violoncello d'amore'.
Dioscuri is an elaboration of the Concerto for 'cello and orchestra from the previous year, and is very rigorous compared to the original, being based on two opposing procedures, implemented in both a morphological and spatial sense: the enlargement of the solo part and the reduction of that of the orchestra.
See also Imaginary Depth (1997).
by Claudio Proietti