Chiari per orchestra |
È la prima opera orchestrale di Fedele, premiata, così come il Primo Quartetto, al Gaudeamus Music Week di Rotterdam nel 1981. A quell'epoca il compositore era fortemente affascinato dall'esperienza cubista di Georges Braque da cui trasse i princìpi di frammentazione del linguaggio che sono alla base della partitura. Chiari è infatti organizzato in tre movimenti principali (Veloce al possibile, 2/4; Moderato, 3/4; Lento, 4/4) che però non si susseguono secondo uno svolgimento unidirezionale, dopo esposizioni complete, ma appaiono invece frammentati e alternati in dodici sezioni (Veloce al possibile, Moderato, Lento, Moderato, Veloce al possibile, Lento, Moderato, Lento, Veloce al possibile, Moderato, Lento, Moderato) la cui organizzazione può evidentemente essere letta come un percorso speculare.
Il procedimento compositivo essenziale è la variazione. Molto ampio è infatti il numero delle combinazioni timbriche e delle modulazioni di elementi tecnico-strumentali (scale, arpeggi, accordi sciolti) che per la loro ricorrenza possono essere considerati "tematici". Assai diversificato è anche il trattamento linguistico al quale sono sottoposti i materiali, esposti talora in senso orizzontale (cameristico), talaltra in senso verticale (sinfonico). Questa caratteristica oscillazione d'ambito è enfatizzata dalla disposizione dell'orchestra in due sezioni uguali e simmetriche, fra le quali si colloca il trio arpa-pianoforte-marimba. Nel primo caso il linguaggio polifonico assorbe ed esalta la spazialità che gli è conferita dalla diversa provenienza di timbri uguali; nel secondo caso, invece, i momenti più propriamente sinfonici ne traggono fusione ed energia accresciute. Il trio svolge un ruolo centrale poiché amplifica, sottolinea e amalgama i piani sonori, ma soprattutto catalizza i processi formali fungendo da interpunzione del discorso musicale per mezzo di cadenze libere. In modo concreto e fortemente simbolico esso rappresenta la problematica compositiva centrale di Chiari: individuare una mediazione possibile fra scrittura cameristica e scrittura sinfonica.
a cura di Claudio Proietti
This is Fedele's first orchestral work, which, like the Primo Quartetto, won an award at the Gaudeamus Music Week in Rotterdam in 1981. At the time the composer was particularly fascinated by Georges Braque's cubist paintings and from these he drew the principles of the linguistic fragmentation that underpins the score. Although Chiari is organized into three main movements ("Veloce al possibile", 2/4; "Moderato", 3/4; "Lento", 4/4) that do not however follow a unidirectional course, after their complete exposition, but appear in fragmented and alternating form in twelve sections ("Veloce al possible", "Moderato", "Lento", "Moderato", "Veloce al possible", "Lento", "Moderato", "Lento", "Veloce al possible", "Moderato", "Lento", "Moderato") that are arranged in an evident mirror fashion.
The basic compositional procedure is the variation. The work offers a wide range of combinations of timbre and modulations of technical-instrumental elements (scales, arpeggios, broken chords) which on account of their recurrence could be considered thematic'. Equally varied is the linguistic treatment to which the materials are subjected, sometimes being presented horizontally (in a chamber fashion), and sometimes vertically (symphonically). This characteristic oscillation of domain is emphasized by the arrangement of the orchestra into two equal and symmetrical sections, with the harp-piano-marimba trio set between them. In the first case the polyphonic language absorbs and exalts the spatial effect produced by the same timbres arriving from different directions; in the second case, the more properly symphonic moments lend them greater fusion and energy. The trio plays a central role in that it amplifies, underlines and amalgamates the sonic planes, but above all catalyzes the formal processes by punctuating the musical discourse with free cadenzas. This, in a concrete and highly symbolic fashion, is the key issue of Chiari: to find a possible mediation between chamber and symphonic writing.
by Claudio Proietti