Pulse and Light per due pianoforti e live electronics |
Anno di composizione: | 2014 | |
(c): | Suvini Zerboni 2014 | |
Numero di catalogo: | 14574 (partitura in vendita o disponibile con il materiale a noleggio e in visione)
14575 (nastro magnetico o supporto digitale a noleggio) |
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Prima esecuzione: | Padova, Auditorium Pollini, 23.5.2014
pf. A. Orvieto, M.G. Bellocchio, live electronics A. Vidolin |
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Durata: | 20' | |
Tutti i miei lavori che vedono protagonista un duo di pianoforti con elettronica ("Two moons" e "Pulse and light") o con orchestra ("De li duo soli et infiniti universi") fanno riferimento alla dimensione dello spazio cosmico o dell'universo. Questo trittico si presenta come un progetto che si è sviluppato nel tempo in modo articolato e coerente seppur a ritroso. Infatti il più recente "Pulse and light" prende spunto dall'origine dell'universo ed esattamente dalla terza fase in cui la luce comincia a viaggiare nel buio per pulsazione. Da qui il titolo. I sottotitoli delle varie parti in cui si articola la composizione fanno riferimento ai diversi momenti di questo evento cosmico e alla conseguenza straordinaria che un "nuovo spazio" e un "nuovo tempo" hanno comportato: l'inizio della Storia. Naturalmente si tratta di metafore d'invenzione senza alcun (vano) intento descrittivo. Processi "astratti" elaborati elettronicamente e applicati a un materiale che si sviluppa nel tempo dell'ascolto e nello spazio acustico secondo principi che non vogliono derogare dalle necessità espressive e poetiche del soggetto.
Ivan Fedele
Linea di Luciano Berio si è ritenuto potesse evocare con mirabile adesione drammaturgica la situazione che si è originata nelle prime fasi di vita delluniverso: il brano descrive la prima fase dello schema riportato più avanti nel presente testo, corrispondente circa al primo secondo di vita della storia delluniverso. Il suo inizio, estremamente semplice, è basato sullintervallo di terza minore e la sua articolazione in figure compositive che germinano (e sempre riconducono) ad esso; l'iniziale monodia viene proposta in sincrono da tutti gli strumenti poi condotti dalla penna di Berio a produrre articolazioni via via più complesse, un mondo di continue sfrangiature del tessuto sonoro che ben rappresenta la fase precedente il Big-Bang. Il successivo articolarsi del brano in sempre nuove esplosioni di materiali musicali in diverse direzioni espressive ha suggerito la descrizione del Modello del Big Bang; il successivo lento ripiegamento della composizione verso una fase finale di rarefazione sempre più marcata ben rappresenta il collegamento alla seconda fase dello schema riassuntivo proposto nel seguito, il momento in cui la superforza decade nelle diverse forze della natura.
Pulse and Light di Ivan Fedele si ispira alla terza fase della storia delluniverso nella quale, formatisi gli atomi neutri, la luce comincia a viaggiare nel buio. Il primo movimento del lavoro Nero opaco, presenta infatti una situazione musicale di stasi creata dal continuo movimento dei materiali: poche note ribattute vengono costantemente micro-variate attraverso sofisticati procedimenti esecutivi e di live electronics determinando una situazione musicale in costante criptica evoluzione. La conseguente esplosione della radiazione (secondo movimento Phos) e il seguente terzo movimento, Nero chiaro, evocano il secondo grande trauma della storia delluniverso, il disaccoppiamento della luce dalla materia, cui fa seguito una ulteriore fase di stasi cosmica ben descritta dai pochi suoni altamente luminosi che costituiscono la drammaturgia di Nero chiaro. Il lavoro di Ivan Fedele si conclude con due movimenti che ben descrivono il nuovo mondo che si è venuto a creare circa dopo 380.000 anni dal momento del Big Bang: un mondo che naturalmente non è ancora il nostro mondo ma ne assume parzialmente la fisionomia in quanto la luce ha creato un Altro spazio (quarto movimento) e un Altro tempo (quinto movimento).
Il lavoro Terza Algebra del Tempo di Giovanni Albini si ispira alla quarta e alla quinta fase della storia dell'universo: dalla formazione delle stelle, fino ai pianeti, alla vita e all'uomo. Dai gesti e dalla spazializzazione iniziali che simbolicamente riprendono l'antichissimo ideogramma cinese tian, letteralmente cosmo, cielo, astri, ma anche natura e testa, si sviluppa un vorticoso ritmo costruito su un preciso processo generativo di origine algebrica. Una metafora delle molteplici ed interconnesse rivoluzioni dei corpi celesti che gradualmente si vanno definendo in un universo in continua espansione. Poi dall'evento ritmico si emancipa l'altezza, il ciclo si esprime allora nel ciclo armonico, con la proposta di una delle successioni armoniche che hanno caratterizzato la produzione di Albini: sono la vita e l'uomo che si affacciano sul creato. Infine, nella virtuosa cadenza della cassa chiara finale, è l'uomo nella sua unicità e solitudine a confrontarsi con l'immensità che lo circonda, a ripercorrerla, ad interrogarsi su di essa. Ritornano le algebriche costruzioni che hanno caratterizzato tutta la composizione, e si rivelano astratte, icastiche, ormai collocate nella dimensione del pensiero.
finito illimitato - cd - dvd (2016) Maria Grazia Bellocchio - Aldo Orvieto, pianoforti - Alvise Vidolin, regia sonora - Michele Sambin, live digital painting
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