Erinni per pianoforte, cimbalom, vibrafono |
Anno di composizione: | 1998 | |
(c): | Suvini Zerboni 1998 | |
Numero di catalogo: | 11410 (partitura in vendita)
11411 (materiale in vendita) |
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Commissioni: | Festival Milano Musica | |
Prima esecuzione: | Milano, Teatro dell’Arte, 7.10.1998
Ensemble Musica20, dir. M. Bonifacio |
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Durata: | 6' | |
Erinni nacque all'interno di un progetto del Festival Milano Musica dedicato a György Kurtág che affidò sei poesie di Alda Merini a sei diversi autori italiani. Un doppio omaggio quindi, a due artisti tanto diversi fra loro, e per certi versi anche molto lontani, ma accomunati dall'abbacinante lucidità del segno espressivo.
Fra i sei compositori invitati (oltre a Fedele c'erano Adriano Guarnieri, Fabio Nieder, Francesco Pennisi, Alessandro Solbiati, Fabio Vacchi) egli è l'unico a compiere una scelta del tutto inusitata in casi come questo: esclude la partecipazione di una voce e dunque anche la rivelazione esplicita della parola poetica.
Ancora una volta Fedele assume un punto di partenza formale, che dalla forma e per la forma definisce i propri procedimenti compositivi. Ecco il testo della poetessa milanese
Erinni (da Il volume del canto)
Fino a quando dovrò, mente dannata,
partorir la tua rima e la tua forza
onde per gioco mi giocò l'amore?
Fino a quando dovrò mandare aromi
di tremende vendette alle tue Erinni?
Fino a quando giocare sopra questa
bussola torta che mi porta piano
a farmi di me stesso capitano?
La forma di questo testo mostra un'evidente tripartizione scandita dalle parole "Fino a quando". Essa è irregolare nella quantità dei versi (3 - 2 - 3), ma molto equilibrata e fondamentalmente simmetrica anche grazie agli equilibri interni dei singoli versi. Ciò suggerisce a Fedele l'idea che le tre parti coincidano con tre differenti punti di vista di uno stesso soggetto; tre immagini diverse che, per le necessità proprie alle leggi del linguaggio verbale, sono presentate una dopo l'altra ma che invece trasposte in musica possono godere del privilegio della simultaneità. Ecco dunque i tre strumenti assumere ciascuno un punto di vista e svilupparlo in un modo uguale ma attraversato da sottilissime discrepanze. Trascorrendo per fasi imperiosamente motorie o di sospeso abbandono, il percorso definisce una forma ellittica che rispecchia le più intime proprietà del testo poetico.
a cura di Claudio Proietti
Erinni was born from a project organized by the Festival Milano Musica dedicated to György Kurtág where six different Italian composers were asked to set six poems by Alda Merini. A double tribute, therefore, to two very different artists, in some ways very far from each other but both sharing a dazzling lucidity of expression.
Of the six composers (there were also Adriano Guarnieri, Fabio Nieder, Francesco Pennisi, Alessandro Solbiati, Fabio Vacchi) Fedele was the only one to make a choice that is quite uncommon in such cases: to exclude any participation of a voice and thus any explicit rendering of the words of the poem.
Yet again Fedele chooses a formal starting point where the compositional procedures are defined from the form and for the form. Here is the text by the Milanese poet
Erinni (from Il volume del canto)
Fino a quando dovrò, mente dannata,
partorir la tua rima e la tua forza
onde per gioco mi giocò l'amore?
Fino a quando dovrò mandare aromi
di tremende vendette alle tue Erinni?
Fino a quando giocare sopra questa
bussola torta che mi porta piano
a farmi di me stesso capitano?
The structure of the poem shows a clear three-part division marked by the words "Fino a quando". The number of lines is irregular (3 - 2 - 3), but the scheme is very well balanced and basically symmetrical thanks also to the internal balance present within each line. This gave Fedele the idea that the three parts portray the same object as seen from three different points of view; three different images that, two to the requirements of verbal language, are presented one after the other but when transposed into music can enjoy the luxury of simultaneity. Each of the three instruments thus assumes a given point of view and develops it in a similar but slightly divergent manner. Passing through phases of impelling urgency or of suspended abandon, the course of the composition traces an elliptic form that reflects the most intimate proprieties of the poetic text.
by Claudio Proietti
Ivan Fedele - Maja (2004) Sopr. F. Kubler, Ensemble Accroche Note
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