Armoon “Armonie di luna” per quattro pianoforti |
Anno di composizione: | 1983-1984 | |
(c): | Suvini Zerboni 1984 | |
Numero di catalogo: | 9332 (partitura in vendita)
9641 (materiale in vendita) |
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Commissioni: | Maarten Bon | |
Prima esecuzione: | Groningen, 12.5.1984
Ensemble M. Bon |
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Durata: | 14' | |
Questa composizione si sostanzia del suo inconsueto organico e delle peculiarità sonore che esso possiede. Al suo centro cè infatti l'esplorazione sistematica delle risonanze dei suoni armonici come scaturiscono dalla contrapposizione e dalla sovrapposizione di diversi blocchi accordali. Fin dall'inizio si assiste allo slittamento, continuo e circolante fra i quattro strumenti, di due basi armoniche (un cluster e una serie di accordi in terze sovrapposte) sostenute dal pedale tonale, le cui risonanze sono eccitate da figurazioni sempre più complesse: dapprima tremoli e arpeggi, poi suoni ribattuti e trilli e infine attacchi taglienti e brevissimi.
Armoon possiede una struttura formale piuttosto articolata. È infatti suddiviso in nove sezioni, alcune delle quali molto brevi, separate da silenzi più o meno lunghi. Le ultime tre costituiscono una sorta di ripresa di quelle iniziali. Nelle sezioni centrali il moto diventa più intenso e continuo, con perentori scatti verso l'acuto che, all'apice emotivo e formale del pezzo, vengono bilanciati da un inesauribile flusso di scale discendenti, mentre la suggestione dei procedimenti canonici si fa irresistibile.
Si veda anche Two moons (2000).
a cura di Claudio Proietti
This composition explores this unusual combination of instruments and the peculiar sonic possibilities it offers. At its core, in fact, lies the systematic exploration of the resonances of the harmonics arising from the contraposition and superimposition of various blocks of chords. From the very opening we witness the continuous and circular shifting between the four instruments, of two harmonic bases (a cluster and a series of chords of superimposed thirds) sustained by the sostenuto pedal, whose resonances are excited by increasingly complex figurations: first tremolos and arpeggios, then repeated notes and trills, and finally sharp and very brief attacks.
Armoon has a rather broad formal structure. It is divided into nine sections, some very short, separated by silences of varying length. The last three constitute a sort of return to the opening sections. In the central sections the motion becomes intense and continuous, with bold forays into the upper registers which, at the emotional and formal climax of the piece, are balanced out by an inexhaustible flux of descending scales, while the charm of the canonic procedures becomes irresistible.
See also Two Moons (2000).
by Claudio Proietti