Scritto nel 1980/81, quando era ancora studente presso il Conservatorio di Milano e dedicato al suo maestro Azio Corghi, il Primo Quartetto ("Per accordar") si configura come una serie di studi tanto in senso strumentale che compositivo. I cinque movimenti in cui si articola presentano le tradizionali indicazioni iniziali (Molto sensibile, Con leggerezza, Più virtuoso, Intenso, Presto di volo), orientate più in senso espressivo e psicologico che non agogico. Inoltre propongono ciascuno anche una lapidaria coda verbale (posta fra parentesi e preceduta dai puntini di sospensione alla maniera dei Préludes di Debussy) che suona rispettivamente: "...della perfetta intonazione", "...dell'arco agile", "...degli estri", "...dei cori e degli umori", "...dei sentieri e delle tracce".
Nella stesura definitiva, realizzata nel 1989, la revisione più consistente ha riguardato i movimenti primo, quarto e quinto, mantenendo però inalterata per ciascuno di essi la caratteristica di proporre un distinto modello formale e una particolare linea di forza che ne orienta la direzione narrativa.
Nel primo si confrontano un principio di omogeneità formale a un principio di estrema mobilità armonica determinata dalla continua trasformazione degli accordi di riferimento e dal conseguente mutare del pedale di armonici naturali e artificiali.
La curva formale del secondo movimento va nella direzione di un addensamento e di una diminuzione ritmica della semplice cellula figurale originaria costituita da intervalli di terza e sesta. Essa prolifera ramificandosi ed espandendosi nei registri estremi percorsi da figurazioni sempre più veloci e serrate.
Il terzo movimento alterna, in contrapposizione agogica, sezioni omoritmiche a sezioni di carattere cadenzante in cui uno strumento, una coppia o tutto il quartetto si cimentano con una scrittura di tipo solistico. Il rapporto fra le due sezioni subisce un processo di sviluppo in cui i rispettivi ruoli (struttura portante e funzione interpuntiva) progressivamente si ribaltano.
Il quarto movimento ribadisce i processi compositivi del primo e ne amplia lo spessore sonoro attraverso un maggiore uso dei bicordi e l'abbassamento del pedale mobile dal registro acuto al registro medio-grave.
Il quinto e ultimo movimento è costruito su scale e arpeggi rapidissimi che partono in tutte le direzioni offrendo all'ascolto una miriade di linee di fuga. I trilli e i ribattuti, che increspano questo incessante fluire, svolgono una funzione di contrasto ma anche un importante ruolo sintattico poiché, con la loro apparizione periodizzano il divenire in ondate successive o sovrapposte.
a cura di Claudio Proietti
Written in 1980-1981, when he was still studying at the Milan Conservatory with Azio Corghi, to whom the work is dedicated, the Primo Quartetto ("Per accordar") can be seen as a series of studies both in the instrumental and compositional sense. The work's five movements are marked with the traditional indications ("Molto sensibile", "Con leggerezza", "Più virtuoso", "Intenso", "Presto di volo"), but these have more expressive and psychological implications than agogic. In addition, they each bear a concluding lapidary comment (in brackets and followed by dots just as in Debussy's Préludes), namely: "...della perfetta intonazione", "...dell'arco agile", "...degli estri", "...dei cori e degli umori", "...dei sentieri e delle tracce".
In the final version, completed in 1989, the most notable revision involved the first, fourth and fifth movements, although each of these still maintains the characteristic of offering a distinct formal model and a particular line of force that orientates the narrative direction.
The first movement contrasts a principle of formal homogeneity with one of extreme harmonic mobility determined by the continuous transformation of the basic chords and the consequent shifting of the pedal of natural and artificial harmonics.
The formal curve of the second movement moves towards a thickening and a rhythmic diminution of the simple original figural cell made up of intervals of a third and sixth. It eventually branches out and expands into the extreme registers pervaded by figurations that are increasingly rapid and compact.
The third movement alternates, in agogic counterposition, between homorhythmic sections and those of a more cadenza-like nature in which an instrument, a pair or the whole quartet assume a writing more typical of a soloist. During the course of the movement the respective roles of the two sections (basic structure and punctuation) are gradually reversed.
The fourth movement repeats the compositional processes of the first and thickens the sound through a more consistent use of bichords and a lowering of the mobile pedal from a high register to a medium-low register.
The fifth and last movement is built on very fast scales and arpeggios that shoot out in all directions offering the listener a myriad of vanishing points. The trills and repeated notes, which ruffle this incessant flow, have a function of contrast but also an important syntactic role since their appearance breaks up the movement into successive or overlapping waves.
by Claudio Proietti