Bias per oboe e chitarra |
Anno di composizione: | 1988 | |
(c): | Suvini Zerboni 1988 | |
Numero di catalogo: | 9874 | |
Commissioni: | Lario Musica Festival | |
Prima esecuzione: | Como, Lario Musica, 25.8.1988
ob. M. Bourgue, chit. A. Ponce |
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Durata: | 8' | |
In Bias si affaccia, non per la prima volta, ma, infine, prepotentemente, il concetto di figura. La centralità di questo concetto e la sua funzione propulsiva nella definizione dei processi creativi e aggregativi della composizione, risultano talmente forti che Fedele, in occasione della prima esecuzione, volle trovar loro un patrocinio di valore assoluto. Così, anziché introdurre il brano con un proprio testo, si affidò a una lunga citazione dagli Scritti intorno alla musica di Vasilij Kandinskij e invitò a identificare i valori che il grande pittore attribuiva alla parola con quelli da lui stesso immaginati per la figura musicale.
«La parola è una risonanza interiore. Questa risonanza interiore proviene in parte (forse precipuamente) dalla cosa, alla quale la parola serve da nome. Ma quando non si vede la cosa stessa e se ne ode soltanto il nome, sorge nella mente di chi ascolta la rappresentazione astratta, la cosa smaterializzata, che suscita subito una vibrazione del "cuore". Così un albero verde, giallo o rosso sul prato, non è che un fatto materiale, una forma fortuita materializzata dell'albero, che sentiamo in noi, quando udiamo la parola albero.
L'impiego abile (conforme a sentimento poetico) di una parola, la ripetizione di essa, fatta per interiore necessità, due, tre, più volte di séguito, può non solo determinare un aumento della risonanza interiore, ma trarre anche alla luce altre insospettabili qualità spirituali della parola stessa. Finalmente, dopo reiterate ripetizioni di quella parola (giuoco caro alla gioventù, che viene più tardi dimenticato), essa perde il significato esteriore della sua denominazione. E verrà del pari dimenticato perfino il significato ormai astratto della cosa denominata; vien così messo a nudo il puro suono della parola.»
a cura di Claudio Proietti
In Bias, not for the first time, but finally in a decisive manner, the concept of the "figure" comes to the fore. The central importance of this concept and its propulsive function in the definition of the creative and aggregative processes of the composition, are so strong that for its first performance Fedele wanted to find a worthy patronage for the notion. So instead of introducing the work with his own words he borrowed a long quotation from Wassily Kandinsky's Writings on music and invited us to identify the values that the great artist attributed to the word with those that he himself imagined for the musical figure.
"The word is an inner resonance. This inner resonance derives partly (perhaps principally) from the thing to which the word provides a name. But when we don't actually see the thing and hear only its name, an abstract representation comes to mind, the thing is dematerialized, immediately setting off a vibration in the 'heart'. In this way a green, yellow, red tree in a meadow, is only an accidental materialized form of the tree that we feel in ourselves when we hear the word tree.
The skillful use (consistent with poetic sentiment) of a word, its repetition, made out of inner necessity, two, three, four times in a row, can only bring about an increase in the inner resonance, but also give rise to other unsuspected spiritual qualities of the same word. Finally, after countless repetitions of the word (a game much loved by the young, later forgotten), it loses the exterior meaning of its denomination. And even the now abstract meaning of the denominated thing will similarly be forgotten; the pure sound of the word is thus laid bare".
by Claudio Proietti
() ob. M. Arter, ch. M. Hochuli
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