En Archè per soprano, violino e orchestra |
Organico: | (3.3.4.3. - 4.4.3.1. - 2 Vibr. - 2 Ar. - Cimbalom - Pf. - A.: 16.14.12.10.8.) | |
Anno di composizione: | 2008 | |
(c): | Suvini Zerboni 2008 | |
Numero di catalogo: | 13272 (partitura in vendita o disponibile con il materiale a noleggio e in visione)
13273 (materiale a noleggio) |
|
Commissioni: | Westdeutscher Rudfunk (WDR), Colonia | |
Prima esecuzione: | Köln, WDR, Musik der Zeit, Kölner Philharmonie, 4.12.2008
sopr. V. Coladonato, v. C. Widmann, WDR Sinfonieorchester, dir. P. Eötvös |
|
Durata: | 25' | |
Un esempio ancora più esplicito della progressiva sensibilità di Fedele per la tematica spirituale è costituito da En archè, scritto su commissione della WDR di Colonia per essere proposto in un concerto a tema mistico. Del programma faceva parte anche il Requiem di Ligeti, un autore molto amato da Fedele.
La scelta del testo sul quale basare la composizione ha privilegiato il Prologo al Vangelo secondo Giovanni. Esso è senza dubbio uno dei momenti più straordinari del Nuovo Testamento e ha colpito il compositore soprattutto "per la profondità teologica, espressa per altro in modo estremamente semplice e lineare, ma anche per la ispirata vena poetica che lo pervade. In una spirale di forti immagini simboliche tra le quali il logos (il verbo), il cosmos (il mondo) e la phos (la luce), l'incarnazione di Dio ci appare così vicina all'uomo da compenetrarne tutta l'esistenza, soprattutto quella avvolta dalle tenebre (skotia) del dubbio, del disagio e della difficoltà di vivere e capire. Il senso del testo e il modo in cui è stato scritto sembrano offrirsi inevitabilmente ad essere annunciati attraverso il canto e la musica".
Quella che Fedele definisce "spirale" di immagini è divenuta ispirazione anche per la forma musicale della composizione la quale procede con un moto circolare e avvolgente attraverso sezioni-simbolo progressivamente riproposte anche se mai in modo letterale. L'elemento più caratteristico è dato dall'alternanza fra battute misurate e battute lasciate alla libera vibrazione del suono arricchita da figurazioni veloci. Si tratta di una vera e propria cellula generatrice che si affaccia fin dall'inizio, dopo una breve introduzione affidata al violino solista e a lontane risonanze "armoniche" del pianoforte. L'indicazione dell'autore è "Ieratico, rivelatore...", il canto comincia a intonare le parole "En archè en o Logos" ("In principio era il Verbo") e il procedimento si avvia: una battuta in 5/8 e una di sospensione. Come se ogni suono di ciascuna parola avesse in sé un frammento di eternità che impedisca di contenerlo in un tempo misurato. Il tessuto, malgrado l'intervento successivo di legni e archi, rimane estremamente trasparente a disegnare il composto gioco antifonale fra la 'proposta', guidata sempre dalla voce, e la 'risposta-risonanza' dei vari strumenti. La cellula si ripete dodici volte e poi altre dodici con una pulsazione lievemente accelerata. Un nuovo e più intenso incremento del tempo porta al primo momento di vuoto, al primo breve silenzio. Poi il meccanismo riprende dal Tempo I, sulle parole "Panta di autou egeneto" ("Tutto era stato fatto per mezzo di lui"), e replica, in forma abbreviata, la medesima successione. E così via, attraverso riproposte sempre diverse e sospensioni improvvise le quali fungono da vere e proprie interpunzioni. Quella che vede protagonista il solo violino in un ampio disegno ad arco, introduce una breve fase isocronica contrassegnata dall'indicazione "Luminoso, rivelatore..." e dall'intonazione delle parole "Ei sta idia elthen, kai oi idioi auton ou parelabon" ("Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto") che assume un sapore analogo a quello dell'Et incarnatus nella secolare tradizione della Messa. Tale impressione sarà confermata di lì a poco quando la medesima situazione si riproporrà (anche la successione delle altezze sarà identica, ma trattata con inversioni o spostamenti di registro) con le parole "Kai o Logos sarx egeneto kai eskenosen en emin..." ("E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi ...").
Le sezioni successive ("Come folgori!", "Meditativo", "Luminoso!", "Come folgori!") segnano un incremento della continuità. Fino a che non si apre la fase finale dove tornano a dominare l'alternanza di battute misurate e battute libere e le figure di cinque note che avevano contrassegnato tutta la prima parte del lavoro.
A proposito di En archè Fedele scrive: "Con quest'opera ho proseguito sul nuovo cammino di un'armonia microtonale che in questo caso si basa sulle armoniche delle fondamentali Sol e Re, più precisamente le armoniche dalla settima alla tredicesima di ciascuna fondamentale che compongono una scala di dodici suoni in cui sei di essi non sono temperati bensì accordati per sesti di tono ascendenti (due note) e discendenti (quattro). Le combinazioni accordali utilizzate e i profili melodici del canto e del violino solista che con la voce duetta, prediligono tinte chiare che riflettono il messaggio di luce del testo. La lingua utilizzata è l'originale greco e questo per accentuare l'aspetto evocativo e arcaico (en arké, in principio) che ogni libro sacro presenta. Le modalità del canto, per altro, pur avvalendosi dell'impianto modale sopra accennato, si dispiegano secondo i criteri di ricerca cha mi hanno guidato nella scrittura per le voci negli ultimi lavori (Antigone, Odós, Animus Anima, 33 noms). Anche in questo ho voluto sintetizzare simbolicamente l'eterna attualità del messaggio di Giovanni".
a cura di Claudio Proietti
Another even more explicit mark of Fedele's growing sensitivity towards spiritual themes is found in En archè, written on commission of the WDR in Cologne for a concert with a mystic theme. The programme also included the Requiem by Ligeti, a composer much loved by Fedele.
The text chosen by the composer is the Prologue to the Gospel according to John. It undoubtedly represents one of the most extraordinary moments of the New Testament and it struck Fedele above all "on account of its theological depth, expressed, though, in simple and straightforward terms, but also due to the poetic vein that pervades the text. In a spiral of strong symbolic images including the logos (the word), the cosmos (the world) and the phos (the light), the incarnation of God appears so close to man as to penetrate all his existence, especially that aspect shrouded in the darkness (skotia) of doubt, unease and difficulty to live and understand. The sense of the text and the way it is written seem inevitably to cry out for expression in song and music".
What Fedele defines as a "spiral" of images has also become the inspiration for the musical form of the work, which moves in a circular and winding fashion through symbol-sections that are progressively re-iterated, though never literally. The most characteristic feature is the alternation between measured bars and bars left to the free vibration of the sound enriched by rapid figurations. This acts as a fertile generating cell that emerges right from the start, after a short introduction played by the solo violin with distant 'harmonic' echoes on the piano. The composer's marking is "Ieratico, rivelatore...", the voice begins to sing the words "En archè en o Logos" ("In beginning was the Word") and the process is set in motion: one bar in 5/8 and one of suspension. As if each sound of each word contained within it a fragment of eternity that prevents it from being contained in a measured beat. Despite the subsequent intervention of the woodwind and strings, the texture remains extremely transparent in delineating the intricate antiphonal play between the 'proposition', always led by the voice, and the 'reply-echo' of the various instruments. The cell is repeated twelve times, and then another twelve with a slightly faster beat. A new and more intense increase in the tempo leads to the first moment of emptiness, the first brief silence. Then the mechanism restarts from Tempo I, with the words "Panta di autou egeneto" ("All was done through him"), and repeats, in shortened form, the same sequence. And so on, through ever-differing reiterations and sudden interruptions that act as genuine points of punctuation. The one where the solo violin draws a broad arc shape, introduces a brief isochronic phase marked by the indication "Luminoso, rivelatore..." and the intonation of the words "Ei sta idia elthen, kai oi idioi auton ou parelabon" ("He came among his people, but his own did not accept him") which assumes a flavour similar to that of the Et incarnatus in the age-old tradition of the Mass. This impression is very shortly confirmed when the same situation recurs (also the sequence of pitches is identical, albeit with inversions or shifts in register) on the words "Kai o Logos sarx egeneto kai eskenosen en emin..." ("And the Word was made flesh and came to dwell among us...").
The following sections ("Come folgori!", "Meditativo", "Luminoso!", "Come folgori!") offer a greater degree of continuity. Until the final phase opens in which the alternation of measured and free bars and the five-note figures that had characterized the whole first part of the work, return to dominate once again.
Regarding En archè Fedele writes: "I have continued along the new path of microtonal harmony which in this case is based on the harmonics of the fundamentals G and D, more precisely on the harmonics from the 7th to the 13th of each fundamental that make up a scale of twelve sounds, six of which are not tempered but tuned in sixths of tones, rising (two notes) and falling (four). The combinations of chords used and the melodic lines of the voice and violin soloist, like a duet, favour light hues which reflect the message of light in the text. I used the original Greek to accentuate the evocative and archaic aspects (en arkè, in the beginning) that each holy book presents. Moreover, the ways of singing, though making use of the plan I have outlined above, continue the research criteria that have guided me in my writing for voices in my last works (Antigone, Odós, Animus Anima, 33 noms). Here too I have tried to synthesize symbolically the eternal topicality of John's message".
by Claudio Proietti
Ivan Fedele - Mosaïque (2010) v. F. D'Orazio, sopr. C. Mologni, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, dir. M. Angius
|
· Dangelico Teresa, Elettrico!, Il violino di Ivan Fedele da Viaggiatori della notte a Suite francese II, Corso Accademico Biennale di II Livello - Violino indirizzo solistico, Conservatorio di Musica "Niccolò Piccinni" (Monopoli), 2013, relatore Francesco D'Orazio.
[link]