Il brano nasce da una proposta del pianista Riccardo Risaliti e del Quartetto Prometeo per il Festival delle Nazioni di Città di Castello. Esso costituisce un altro momento del progressivo riavvicinamento di Fedele, caratteristico di questo periodo creativo, a organici classici. Un percorso che è fondamentalmente guidato dalla spinta della curiosità: portare alla luce potenzialità di tali organici non ancora esplorate dal compositore.
Così è stato anche per questo pezzo che Fedele indicò come il primo di una serie di composizioni 'a tema' riferendosi naturalmente a temi poetici, formali ed estetici. Gli accenti del titolo sono i classici accenti che indicano il rafforzamento di un dato suono rispetto ad altri, indipendentemente dall'accentuazione metrica. Il compositore li tratta qui non solo come ictus dinamico-agogici della micro forma (le cosiddette figure musicali), ma anche come pivots temporels che, analogamente ai picchi dell'inviluppo di un suono, articolano la macroforma fraseggiandola. È così che gli accenti diventano i protagonisti principali del discorso musicale, attraverso un percorso non lineare che inanella accelerazioni e sospensioni improvvise nelle quali si esalta una poetica dei contrasti piuttosto che della continuità.
a cura di Claudio Proietti
This piece was born from an idea proposed by the pianist Riccardo Risaliti and the Quartetto Prometeo for the Festival delle Nazioni in Città di Castello. It marks another step in Fedele's reappraisal of classical formations undertaken during this period. A direction that was largely a question of curiosity: how to highlight the potentials of such groupings in ways he had not yet explored.
This is precisely what he does in this piece, which he described as the first in a series of compositions 'on a theme' referring of course to stylistic, formal and aesthetic themes. The accents of the title are the classic accents that stress a given note as opposed to others, irrespective of the accentuation implied by the meter. The composer treats them here not only as a dynamic-agogic ictus of the micro form (the so-called musical figures), but also as pivots temporels which, similar to the peaks of the envelop of a sound, mark out the macro form by dividing it into phrases. As such the accents become the main protagonists of the musical discourse, following a non linear course that encompasses sudden accelerations and pauses, concentrating more on contrasts than on continuity.
by Claudio Proietti