Târ Terzo Quartetto d'Archi |
La composizione di Târ, il terzo quartetto per archi di Ivan Fedele, avvenne a vent'anni di distanza dal primo, "Per accordar", e a tredici dal Pentalogon Quartet. È dunque naturale cogliere fra le tre pagine profonde differenze nello stile e nella forma. E tuttavia, come sottolinea lo stesso autore, ancor più importante è la differenza nel significato che Târ riveste all'interno della sua produzione.
Nel Primo Quartetto il carattere dominante era dato dall'urgenza sperimentale dei gesti e delle figure, nonché dalle caratteristiche formali (ciascuna delle cinque sezioni in cui si articola è un prototipo strutturale poi sviluppato altrove). Nel Secondo Quartetto, invece, l'aspetto portante dei cinque movimenti è costituito dal recupero di espressività, tanto interiori che discorsive, precedentemente escluse dalle opzioni poetiche ed estetiche del compositore.
Târ ("corda" in indoiraniano) rappresenta, invece, la sintesi del lungo percorso intrapreso fin dagli inizi degli anni '90 in cui l'attenzione al dato psico-acustico (percezione del suono e ricostruzione di una forma) e, di conseguenza, all'elemento formale nella sua direzionalità (percezione di un percorso, di una traiettoria compositiva che crei 'senso') costituisce una tematica fondamentale del concetto più generale di "teatro della memoria" inteso come il luogo in cui la forma "prende forma".
Il Terzo Quartetto, seppure in un'unica arcata di circa 20 minuti, si articola in quattro ampie sezioni che confluiscono una nell'altra. La prima e la terza ("Con espressione metafisica" e "Con astrazione sensibile") hanno un carattere eminentemente "e-statico". Frammenti melodici stilizzati si riverberano tra gli strumenti in uno scambio dialettico, ora serrato ora rarefatto, tessuto su una trama armonica che organizza i suoni in raggruppamenti 'stretti' (quasi cluster) o, all'opposto, 'lati' quasi come metafora di un respiro fatto di ampie distensioni e intime contrazioni. Nella seconda e quarta parte ("Sturm!" e "Drang!"), invece, è il dinamismo ostinato, a volte furioso, il motore che spinge la musica ad accelerazioni esplosive dalle cui conseguenti 'ceneri' ripartono nuovi processi accumulativi simili ad altrettante eruzioni vulcaniche. Questi apici descrivono un profilo formale a volte accidentato, un imaginary landscape dal forte richiamo archetipico e forse anche ancestrale che rimanda alla condizione magmatica di una materia originaria.
a cura di Claudio Proietti
The composition of Târ, Ivan Fedele's third string quartet, came twenty years after the first, "Per accordar", and thirteen years after the Pentalogon Quartet. It is therefore quite natural to note profound differences in the style and form. And yet, as the composer himself stresses, still more important is the difference in the significance that Târ holds within the overall course of his output.
The predominant characteristic of the first quartet was the intense experimentation with musical gestures and figures, as well as the formal aspects (each of the five sections represents a structural prototype developed elsewhere at a later point). Instead, the underlying feature of the five movements that make up the second quartet, was the rediscovery of expressivity, both interior and discursive, which was previously absent from the composer's stylistic and aesthetic approach.
Târ ("string" in Indo-Iranian), on the other hand, represents the synthesis of a long path of development started in the early '90s in which the attention to the psycho-acoustic (perception of sound and reconstruction of a form) and, as a consequence, to the formal directionality (perception of an itinerary, a compositional trajectory that makes 'sense') constitute a basic theme within the more general concept of the "theatre of the memory", understood as a place where the form "takes its form".
Although the third quartet is in one continuous movement lasting around 20', it can be divided into four broad sections that flow into one another. The first and the third ("Con espressione metafisica" and "Con astrazione sensibile") have an eminently "ec-static" character. Stylized melodic fragments rebound from one instrument to another, in a discourse that is at times dense and at others more rarefied, woven on a harmonic plot that organizes the notes into in 'tight' (almost clusters) or, on the contrary, 'wide' groups, almost like a metaphor for breathing made up of ample distensions and intimate contractions. In the second and fourth part ("Sturm!" and "Drang!"), though, it is the obstinate and at times furious dynamism that forms the driving force, compelling the music towards explosive accelerations from whose 'ashes' emerge new accumulative processes like a series of volcanic eruptions. These peaks delineate a formal profile that is at times uneven, an 'imaginary landscape' with a strong archetypical and perhaps also ancestral quality, recalling the magmatic condition of a primitive matter.
by Claudio Proietti
Ivan Fedele - Quartetti 1-3 - Viaggiatori della notte - Electra Glide (2005) Arditti String Quartet
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